Gilles Villeneuve e quella riunione col Drake, prima dell’ultimo Gran Premio di Zolder

GIlles Villeneuve, in una pausa ai box del Gran Premio di Montecarlo

Nei giorni scorsi, l’8 maggio 2022, si è celebrato il 40° anniversario della scomparsa di Gilles Villeneuve, grande e indimenticato pilota della Ferrari di fine anni Settanta e inizio anni Ottanta.

Scompariva in un venerdì anonimo di primavera uno dei più grandi piloti della storia della Formula 1. È sempre difficile fare classifiche, soprattutto quando si comparano sportivi che hanno gareggiato in epoche diverse su mezzi diversi e la stessa cosa vale anche per altri sport, come ad es. il calcio, dove ancora si dibatte se Maradona sia davvero stato meglio di Pelé. Non sarò certo io a dipanare le dispute, né peraltro sono un pilota, tale da poter giudicare la tecnica di guida di questo o quell’altro pilota.

Ho però letto e sentito racconti di prima mano, anche dal vivo, di persone che hanno conosciuto di persona Gilles, come tutti i veri ferraristi lo chiamavano e lo chiamano ancora oggi. Di Gilles ce n’è stato solo uno e non ce ne sarà mai nessun altro, quantomeno nei cuori di tutti i tifosi della “rossa”.

Di lui si è detto che era spericolato, tant’è vero che il suo soprannome era “l’Aviatore”, perché più di una volta era letteralmente volato non solo sull’asfalto, ma anche sopra l’asfalto. Quando il Destino è beffardo, capita che riservi dei veri e propri appuntamenti con la Storia e l’ironia della sorte volle che quell’8 maggio di quarant’anni fa, l’8 maggio 1982, Villeneuve prendesse il volo, prima con la sua auto, che tamponò Jochen Mass, che si era spostato sulla destra per farlo passare durante le prove, poi essendo sbalzato fuori dall’abitacolo dell’auto, per atterrare sulle reti metalliche di protezione del circuito di Zolder.

Su questo, come su altri incidenti fatali nel mondo della Formula 1, se ne sono dette di tutti i colori, finanche incolpare il povero Mass, che aveva vistosamente rallentato, poiché aveva già completato il suo giro di qualifica (cosa che oggi sarebbe fuori regolamento, il rallentare di colpo anche durante le prove) e poi si spostò sulla destra per far passare Villeneuve, che invece era in piena bagarre per ottenere la pole position.

Erano altri tempi. Sono tutti filmati che abbiamo visto alla Domenica Sportiva, ma con le immagini del dopo incidente oscurate dalla RAI di allora. E anche le prove, a quei tempi, non venivano trasmesse in diretta televisiva, come oggi. La notizia arrivò nel pomeriggio, per poi diffondersi capillarmente col passaparola. Solo alla sera il telegiornale dette la notizia ufficiale, ma senza speciali TV, senza rallentatori dei filmati, senza moviola, senza interviste. Ripeto, erano altri tempi e solo pochi anni dopo, il 2 maggio 1994, vedemmo una copertura mediatica per l’incidente mortale di Senna del tutto diversa e già globalizzata.

Pochi sanno però che dopo il Gran Premio di Imola, quello precedente di Zolder, dove poi Villeneuve perse la vita, ci fu un incontro il lunedì mattina tra Villeneuve, Jody Scheckter e il Drake, alias Enzo Ferrari a Maranello.

Si discusse il celebre episodio in cui Pironi sorpassò Villeneuve, contravvenendo agli ordini della scuderia di Maranello, con quel famoso cartello “Slow”, che fu da tutti interpretato come “mantenere le posizioni” (con Villeneuve davanti e Pironi dietro), mentre l’unico che fece finta di non capirlo fu proprio il pilota parigino, che superò Villeneuve e creò una delle più grandi diatribe della storia della Formula 1 degli ultimi cinquant’anni. Anche per come andarono poi le cose, appunto.

Quanto fosse deluso Villeneuve dopo quel Gran Premio è cosa nota ed è stata ricordata da numerosi documentari che hanno rievocato sia la carriera di Gilles, che il suo abbraccio col Destino su quella rete metallica.

Ma l’incontro “chiarificatore” col Drake è un episodio a cui molti non danno peso, nel giudicare lo stato d’animo di Gilles prima di Zolder, perché Ferrari alle rimostranze di Gilles, spalleggiato dall’ex compagno di squadra Scheckter, rispose con le celebri parole:

“Chi ha vinto a Imola? Una Ferrari?
A me sta bene così”

(Enzo Ferrari, dopo il Gran Premio di Imola 1982)

Che Enzo Ferrari abbia sempre pensato sempre e solo alla Ferrari e mai ai piloti è cosa arcinota, tant’è vero che per altre ragioni, ma similari, se sottintendiamo l’egoismo del Drake, anche Niki Lauda fece le spese di questo carattere come minimo ruvido del Cavaliere di Modena.

Ok, siamo al senno di poi e al fantacorse. Ma quanto ebbe influenza, nel cuore di Gilles, quella risposta di Ferrari che lo fece sentire tradito per la seconda volta, dopo il tradimento di Pironi? Per di più ad opera di chi lo doveva difendere, quando anche tutta la scuderia aveva dato l’ordine di mantenere le posizioni acquisite?

Difficile dire come si potesse sentire Gilles. Tradito, umiliato e offeso. Lui che quando era la seconda guida di Scheckter aveva sempre rispettato i patti, da “bravo ragazzo” acqua e sapone e ora, che era diventata la prima guida della Ferrari, era costretto a sopportare le bizze di un giovane pilota rampante e di buona famiglia, come Pironi, e a subire la reprimenda del Cavaliere, a cui interessava solo della macchina, dimenticando l’Uomo Gilles.

Siegfried Stohr ricorda l’episodio della riunione tra il Drake e Gilles

Non ci sono risposte per questi dubbi. Restano due considerazioni.

La prima è che quello che tutti dicono ancora oggi di Gilles è che era un Uomo ricco di Valori, di Onore, di Lealtà, quasi un samurai d’altri tempi.

La seconda è che Ferrari tutto questo stinco di santo non era. Che ha pensato sempre e solo alla Ferrari e mai si è messo nei panni dei suoi piloti, che considerava solo delle pedine.

Personalmente è un buon motivo per far scendere Enzo Ferrari dall’Olimpo delle glorificazioni dello sport italiano.