Oggi mi girano le scatole. E allora: Let There Be The Music…

let there be the music, jazz music

C‘hai presente quei giorni che ti girano? Eh, beh, capita a tutti. Allora ho preparato una bella playlist che se proprio non riuscirà a farti passare i giramenti, quantomeno li allevierà, grazie all’enorme potere terapeutico della musica.

Ah, quanto sarebbe migliore il mondo, se anche i politici ascoltassero più musica, di quella buona, di Qualità. Facciamo ascoltare un po’ di questa musica a chi ha tanta cattiveria dentro, senza far nomi. Tanto si sa di chi si parla, inizia per P e finisce per N e ha cinque lettere…

Buon ascolto! E non dimenticate di iscrivervi alle playlist che ho condiviso su Spotify!

L’innovazione non è una supercazzola (lettera aperta ai 36 mila visitatori presenti al Web Marketing Festival 2022 di Rimini)

Fabrizio Gabrielli, CEO & Founder di Pistakkio Marketing, consulenza SEO e Google Ads a Firenze e Regione Toscana

Nel corso del weekend appena passato, dal 16 al 18 giugno inclusi, si è svolto alla Fiera di Rimini il Web Marketing Festival, organizzato da SearchOn Media Group. Il CEO di SearchOn, Cosmano Lombardo, ha pubblicato qualche giorno fa un bel collage di foto in cui mostrava le fasi di smantellamento della Fiera di Rimini dagli allestimenti fieristici, che hanno coinvolto espositori e sponsor del Festival.

In questo post Lombardo ha pubblicamente dichiarato che sono stati 36 mila gli iscritti visitatori della manifestazione, che pertanto si colloca a pieno titolo e dati alla mano come, non solo la più grande manifestazione di marketing al livello nazionale, ma probabilmente una delle più imponenti kermesse al livello continentale europeo e paragonabile alle fiere degli Stati Uniti.

Inutile dire che questi “ragazzi” sono riusciti a creare un “carosello” fantastico, un merito che resterà negli annali e nella Storia del marketing e dell’innovazione nazionale. Un successo più che strameritato per questi ragazzi, che hanno sede a Bologna e che hanno avuto la lungimiranza di perseverare nei loro intenti, anche quando venivano criticati dai soliti benpensanti, sapientoni degli ambienti snob (soprattutto milanesi, ma non solo).

Di innovazione ne ho vista tanta a questo WMF22. Non solo da parte dei privati, ma anche delle istituzioni statali pubbliche. Ho ascoltato il ministro Giovannini, parlato con lo stand dei Beni Culturali e del Patrimonio Immateriale dell’Umanità.

Il robot dei Beni Culturali che fa le ispezioni all’interno degli scavi di Pompei

Target di pubblico molto ringiovanito e giovanile, rispetto alle edizioni passate (io vado al WMF dal 2015 e non mi sono perso nemmeno un’edizione, nemmeno quelle con le dirette online in piena pandemia).

Apro una parentesi ecologista. Chi mi conosce di persona, sa che quando posso mi sposto in bicicletta (pieghevole o tradizionale), oppure in treno + bici, anche per lavoro. Ovvio, se devo fare un appuntamento di lavoro con un agriturismo sperduto in campagna allora non posso fare questa scelta, ma quando posso, uso sempre questi mezzi. A Firenze mi sposto in tramvia + bici pieghevole (se diluvia) oppure solo in bici. Sono anche attrezzato con giacche e zaino impermeabili e mi è già capitato di spostarmi sotto violenti acquazzoni di quelli in stile sud-est asiatico, da stagione dei monsoni. È una scelta che ho fatto, consapevole e talvolta che richiede impegno, ma che mi piace.

Al WMF22 di Rimini, però, ho visto praticamente pochissime persone che hanno usato mezzi pubblici o mezzi ecosostenibili per arrivare in Fiera. Siccome si fa tanto a parlare di ecologismo ed ecosostenibilità, mi sono stupito di questa cosa, ma non mi riferisco ai “ragazzi” che organizzano, ma piuttosto alle schiere di giovani “comodosi”. Non voglio fare il “vecchio” boomer che s’inalbera per un nonnulla, ma mi sarei aspettato più persone che lasciano, come me, la bici pieghevole in guardaroba. Invece sono stato l’unico utente di 36 mila a lasciare una bici pieghevole in guardaroba e a farla passare allo scanner, in stile aeroporto.

A Rimini sono attivi un paio di servizi di noleggio bici e bici elettriche, poi anche di monopattini. Fuori dalla Fiera ho visto una ventina di monopattini elettrici parcheggiati, nei tre giorni del WMF22, più una quindicina di bici, tra elettriche e muscolari. Alle fermate degli autobus del trasporto locale, in discesa e in attesa, negli orari di arrivo e ripartenza a fine giornata, ho visto sparute persone, tipo venti per volta.

Non voglio fare né il pioniere, né lo strafighetto ambientalista, faccio quello che posso e quando posso farlo, ma m’impegno e ci provo. Uso la bici pieghevole dal 2015 e sono soddisfatto di questa scelta. Mi aiuta a tenermi in forma e a fare movimento.

Con la maglietta di Biciclettami, al WMF22 di Rimini.

Al Festival dell’Innovazione nazionale più importante in Italia e forse in Europa mi piacerebbe vedere il prossimo anno un po’ più di persone che fanno scelte come la mia. Non perché mi senta una mosca bianca. Anzi. Sono straconvinto di aver fatto una scelta giusta. Ma penso che da questi ragazzi che parlano tanto di innovazione e progetti ci si potrebbe aspettare molto, ma molto di più.

Perché non andrò a votare ai referendum sulla giustizia

facsimile scheda elettorare referendum 12 giugno 2022 giustizia

Premetto che sono del segno zodiacale della Bilancia e credo nel fondo di verità che sta dietro all’influsso degli astri sulle persone (se la luna influenza i raccolti, le semine, l’ululato del lupo, perché i pianeti non dovrebbero influire su di noi?). Tra l’altro siamo fatti al 60% di acqua e i pianeti hanno influsso sulle maree. Quindi per me non ci sono dubbi.

Come noto, la Bilancia è il segno zodiacale per antonomasia di coloro che aspirano al senso della giustizia. E del resto la bilancia, intesa come strumento per pesare gli oggetti, è anche il simbolo della giustizia per antonomasia.

Con questo non voglio dare ricette spicciole, ma proprio per questa ragione, ci tenevo a dire che non sono un superficiale e che anzi, la Giustizia, quella con la G maiuscola è un fondamento della civiltà e del quieto buon vivere nella comunità civile e umana.

Questo post non è però polemico (in pieno “stile Bilancia”).

Anzi, sarò breve e circostanziato. I referendum del 12 giugno sulla giustizia sono troppo complessi per essere risolti da un voto di persone che non siano addetti ai lavori. E questo per tante ragioni. Non solo perché noialtri non ne capiamo nulla di giustizia, sul piano tecnico, e tutti gli slogan del Sì o del No sono solamente delle mere semplificazioni un tanto al chilo.

Secondariamente, è la politica, quella che, sulla carta, dovrebbe essere “alta” e nobile, a doversene occupare, senza per questo dover “disturbare” noi cittadini, che appunto non ne capiamo nulla dell’argomento.

Personalmente, mi occupo di marketing digitale, com’è noto. Ho una piccola startup locale che si chiama Pistakkio, ed è attiva in tutta la Regione Toscana. Se mi si domanda che strategie e tattiche si possano o si debbano attuare per migliorare il posizionamento di un sito web, allora sono nel mio campo e posso rispondere. Viceversa, questi referendum mi sembrano un modo, da parte dei partiti e di chi ha proposto i referendum, per lavarsi le mani con l’argomento, demandare le decisioni ad altri ed evitare il compromesso (all’insegna di una non meglio identificata “purezza” o, se ribaltiamo la frittata, “celodurismo”).

La politica è compromesso per definizione (e qui torna il mio essere profondamente Bilancia). Se non si vuole accondiscendere a compromessi, per voler dare in pasto alla propria base elettorale di essere puri e indefessi, allora non si fa politica, bensì propaganda. E io alla propaganda non rispondo, anche perché conosco bene, da addetto di marketing, i meccanismi che si nascondono dietro al marketing, anche elettorale.

Non parlo dei 600 e rotti milioni di euro di spesa inutile per organizzare i referendum, perché scadrei nel populismo.

Che se la risolvano loro, i politici. E dico questo, non per qualunquismo, ma perché è il loro lavoro. Così come quando un mio Cliente mi domanda di risolvergli un problema sul suo sito web.

PS = non andrò nemmeno al mare. Anzi, probabilmente lavorerò!

A dieci anni dal terremoto della Bassa Modenese, non è tutto rose e fiori

la chiesa del voto di modena in via emilia centro dopo il terremoto del 29 maggio 2012

Sono passati già dieci anni. E meno male che stiamo in salute, e che possiamo raccontarla. Sia di quanto accadde dieci anni fa, sia per quanto attiene ai commenti dell’anniversario a cifra tonda. Primo punto.

La prima scossa 5.9 (era 6.1, ma fu ridotta dall’INGV per pagare meno danni) delle 4,02 di notte del 20 maggio 2012 coglie di sorpresa tutti i cittadini della Bassa Modenese e coinvolge anche il capoluogo, dove io ho abitato per diciotto anni, fino al 2013.

Come ricorderà chi era a Modena quel weekend, era un sabato mattina. La sera precedente, quindi venerdì sera fino a notte fonda, c’era stata La Notte Bianca, se non ricordo male secondo esperimento del genere nella città che è stata la mia casa per tanti anni. Ma il primo esperimento della Notte Bianca dell’anno precedente era stato poco seguito, mentre quel secondo anno, ci fu un grande successo.

Io ero stato in giro fino alle 3 di notte e ricordo una città viva, spumeggiante, come lo spumantino o prosecchino che scorreva tra le piazze ricolme di giovani, concertini per strada e nelle piazze. Modenesi e persone arrivate dalle città circostanti, città piena e finalmente una manifestazione che non aveva visto incidenti e i soliti scemi che si mettevano a “giocare” con i cocci delle bottiglie di vetro (come invece accadeva puntualmente tutti i Capodanni in Piazza Grande).

Voglio dire, io ero modenese, seppur di adozione. Diciotto anni non sono bruscolini e, tra l’altro, vivevo in pieno centro storico.

Essendo andato a letto alle 3 di notte, avevo appena preso sonno. Dopo un’ora, alle 4,02, mi svegliai di soprassalto, col letto che vibrava e si spostava. Mi alzai di scatto andai in sala e accesi la luce e vidi i contrafforti del mio appartamento, vibrare forte, come fossero di cartongesso. Stabile in pieno centro storico, costruito nel 1621 (c’è la targa, ancora oggi). Per fortuna restò tutto in piedi, anche se avemmo danni per una dozzina di migliaia di euro alle scale interne condominiali. Tanta paura. E poi le successive scosse “di assestamento”, che arrivavano a 4.0 e oltre, tutti i giorni.

La sommità della Chiesa del Voto di Modena, in Via Emilia Centro, dopo il terremoto del 29 maggio 2012

Il 29 maggio, nove giorni dopo, la scossa ancora più tremenda, almeno per chi stava a Modena, perché ancora più vicina al capoluogo, quella delle nove precise del mattino. Venne giù la palla della Chiesa del Voto, in Via Emilia Centro. Sfiorò una signora, poteva essere una strage, andò bene.

Da allora, passai svariate notti nel mio garage, rannicchiato nel bagagliaio della mia piccola 500, dopodiché, decisi di tornare per un periodo in Toscana.

Il terremoto della Bassa Modenese però fu anche uno spartiacque dal punto di vista della percezione della comunità emiliana di fronte ai prevedibili problemi che ci furono nella ricostruzione. Non è questa la sede per parlare di politica, nemmeno in senso lato, e anche se nel decimo anniversario del sisma modenese sentiremo parlare della tradizionale efficienza emiliana, col faccione del presidente della Regione che s’intesterà trionfalismi, poi se vai a parlare con la gente del posto, ancora oggi, ti ridono in faccia: ci sarà pure una ragione per cui da allora la “sinistra” fa sì e no fatica a raggranellare i suoi voti (e in numerosi comuni abbia ceduto lo scettro del potere, cosa un tempo impensabile).

E questo non è un giudizio, ma pura analisi.

Gilles Villeneuve e quella riunione col Drake, prima dell’ultimo Gran Premio di Zolder

GIlles Villeneuve, in una pausa ai box del Gran Premio di Montecarlo

Nei giorni scorsi, l’8 maggio 2022, si è celebrato il 40° anniversario della scomparsa di Gilles Villeneuve, grande e indimenticato pilota della Ferrari di fine anni Settanta e inizio anni Ottanta.

Scompariva in un venerdì anonimo di primavera uno dei più grandi piloti della storia della Formula 1. È sempre difficile fare classifiche, soprattutto quando si comparano sportivi che hanno gareggiato in epoche diverse su mezzi diversi e la stessa cosa vale anche per altri sport, come ad es. il calcio, dove ancora si dibatte se Maradona sia davvero stato meglio di Pelé. Non sarò certo io a dipanare le dispute, né peraltro sono un pilota, tale da poter giudicare la tecnica di guida di questo o quell’altro pilota.

Ho però letto e sentito racconti di prima mano, anche dal vivo, di persone che hanno conosciuto di persona Gilles, come tutti i veri ferraristi lo chiamavano e lo chiamano ancora oggi. Di Gilles ce n’è stato solo uno e non ce ne sarà mai nessun altro, quantomeno nei cuori di tutti i tifosi della “rossa”.

Di lui si è detto che era spericolato, tant’è vero che il suo soprannome era “l’Aviatore”, perché più di una volta era letteralmente volato non solo sull’asfalto, ma anche sopra l’asfalto. Quando il Destino è beffardo, capita che riservi dei veri e propri appuntamenti con la Storia e l’ironia della sorte volle che quell’8 maggio di quarant’anni fa, l’8 maggio 1982, Villeneuve prendesse il volo, prima con la sua auto, che tamponò Jochen Mass, che si era spostato sulla destra per farlo passare durante le prove, poi essendo sbalzato fuori dall’abitacolo dell’auto, per atterrare sulle reti metalliche di protezione del circuito di Zolder.

Su questo, come su altri incidenti fatali nel mondo della Formula 1, se ne sono dette di tutti i colori, finanche incolpare il povero Mass, che aveva vistosamente rallentato, poiché aveva già completato il suo giro di qualifica (cosa che oggi sarebbe fuori regolamento, il rallentare di colpo anche durante le prove) e poi si spostò sulla destra per far passare Villeneuve, che invece era in piena bagarre per ottenere la pole position.

Erano altri tempi. Sono tutti filmati che abbiamo visto alla Domenica Sportiva, ma con le immagini del dopo incidente oscurate dalla RAI di allora. E anche le prove, a quei tempi, non venivano trasmesse in diretta televisiva, come oggi. La notizia arrivò nel pomeriggio, per poi diffondersi capillarmente col passaparola. Solo alla sera il telegiornale dette la notizia ufficiale, ma senza speciali TV, senza rallentatori dei filmati, senza moviola, senza interviste. Ripeto, erano altri tempi e solo pochi anni dopo, il 2 maggio 1994, vedemmo una copertura mediatica per l’incidente mortale di Senna del tutto diversa e già globalizzata.

Pochi sanno però che dopo il Gran Premio di Imola, quello precedente di Zolder, dove poi Villeneuve perse la vita, ci fu un incontro il lunedì mattina tra Villeneuve, Jody Scheckter e il Drake, alias Enzo Ferrari a Maranello.

Si discusse il celebre episodio in cui Pironi sorpassò Villeneuve, contravvenendo agli ordini della scuderia di Maranello, con quel famoso cartello “Slow”, che fu da tutti interpretato come “mantenere le posizioni” (con Villeneuve davanti e Pironi dietro), mentre l’unico che fece finta di non capirlo fu proprio il pilota parigino, che superò Villeneuve e creò una delle più grandi diatribe della storia della Formula 1 degli ultimi cinquant’anni. Anche per come andarono poi le cose, appunto.

Quanto fosse deluso Villeneuve dopo quel Gran Premio è cosa nota ed è stata ricordata da numerosi documentari che hanno rievocato sia la carriera di Gilles, che il suo abbraccio col Destino su quella rete metallica.

Ma l’incontro “chiarificatore” col Drake è un episodio a cui molti non danno peso, nel giudicare lo stato d’animo di Gilles prima di Zolder, perché Ferrari alle rimostranze di Gilles, spalleggiato dall’ex compagno di squadra Scheckter, rispose con le celebri parole:

“Chi ha vinto a Imola? Una Ferrari?
A me sta bene così”

(Enzo Ferrari, dopo il Gran Premio di Imola 1982)

Che Enzo Ferrari abbia sempre pensato sempre e solo alla Ferrari e mai ai piloti è cosa arcinota, tant’è vero che per altre ragioni, ma similari, se sottintendiamo l’egoismo del Drake, anche Niki Lauda fece le spese di questo carattere come minimo ruvido del Cavaliere di Modena.

Ok, siamo al senno di poi e al fantacorse. Ma quanto ebbe influenza, nel cuore di Gilles, quella risposta di Ferrari che lo fece sentire tradito per la seconda volta, dopo il tradimento di Pironi? Per di più ad opera di chi lo doveva difendere, quando anche tutta la scuderia aveva dato l’ordine di mantenere le posizioni acquisite?

Difficile dire come si potesse sentire Gilles. Tradito, umiliato e offeso. Lui che quando era la seconda guida di Scheckter aveva sempre rispettato i patti, da “bravo ragazzo” acqua e sapone e ora, che era diventata la prima guida della Ferrari, era costretto a sopportare le bizze di un giovane pilota rampante e di buona famiglia, come Pironi, e a subire la reprimenda del Cavaliere, a cui interessava solo della macchina, dimenticando l’Uomo Gilles.

Siegfried Stohr ricorda l’episodio della riunione tra il Drake e Gilles

Non ci sono risposte per questi dubbi. Restano due considerazioni.

La prima è che quello che tutti dicono ancora oggi di Gilles è che era un Uomo ricco di Valori, di Onore, di Lealtà, quasi un samurai d’altri tempi.

La seconda è che Ferrari tutto questo stinco di santo non era. Che ha pensato sempre e solo alla Ferrari e mai si è messo nei panni dei suoi piloti, che considerava solo delle pedine.

Personalmente è un buon motivo per far scendere Enzo Ferrari dall’Olimpo delle glorificazioni dello sport italiano.