Sono passati già dieci anni. E meno male che stiamo in salute, e che possiamo raccontarla. Sia di quanto accadde dieci anni fa, sia per quanto attiene ai commenti dell’anniversario a cifra tonda. Primo punto.
La prima scossa 5.9 (era 6.1, ma fu ridotta dall’INGV per pagare meno danni) delle 4,02 di notte del 20 maggio 2012 coglie di sorpresa tutti i cittadini della Bassa Modenese e coinvolge anche il capoluogo, dove io ho abitato per diciotto anni, fino al 2013.
Come ricorderà chi era a Modena quel weekend, era un sabato mattina. La sera precedente, quindi venerdì sera fino a notte fonda, c’era stata La Notte Bianca, se non ricordo male secondo esperimento del genere nella città che è stata la mia casa per tanti anni. Ma il primo esperimento della Notte Bianca dell’anno precedente era stato poco seguito, mentre quel secondo anno, ci fu un grande successo.
Io ero stato in giro fino alle 3 di notte e ricordo una città viva, spumeggiante, come lo spumantino o prosecchino che scorreva tra le piazze ricolme di giovani, concertini per strada e nelle piazze. Modenesi e persone arrivate dalle città circostanti, città piena e finalmente una manifestazione che non aveva visto incidenti e i soliti scemi che si mettevano a “giocare” con i cocci delle bottiglie di vetro (come invece accadeva puntualmente tutti i Capodanni in Piazza Grande).
Voglio dire, io ero modenese, seppur di adozione. Diciotto anni non sono bruscolini e, tra l’altro, vivevo in pieno centro storico.
Essendo andato a letto alle 3 di notte, avevo appena preso sonno. Dopo un’ora, alle 4,02, mi svegliai di soprassalto, col letto che vibrava e si spostava. Mi alzai di scatto andai in sala e accesi la luce e vidi i contrafforti del mio appartamento, vibrare forte, come fossero di cartongesso. Stabile in pieno centro storico, costruito nel 1621 (c’è la targa, ancora oggi). Per fortuna restò tutto in piedi, anche se avemmo danni per una dozzina di migliaia di euro alle scale interne condominiali. Tanta paura. E poi le successive scosse “di assestamento”, che arrivavano a 4.0 e oltre, tutti i giorni.
Il 29 maggio, nove giorni dopo, la scossa ancora più tremenda, almeno per chi stava a Modena, perché ancora più vicina al capoluogo, quella delle nove precise del mattino. Venne giù la palla della Chiesa del Voto, in Via Emilia Centro. Sfiorò una signora, poteva essere una strage, andò bene.
Da allora, passai svariate notti nel mio garage, rannicchiato nel bagagliaio della mia piccola 500, dopodiché, decisi di tornare per un periodo in Toscana.
Il terremoto della Bassa Modenese però fu anche uno spartiacque dal punto di vista della percezione della comunità emiliana di fronte ai prevedibili problemi che ci furono nella ricostruzione. Non è questa la sede per parlare di politica, nemmeno in senso lato, e anche se nel decimo anniversario del sisma modenese sentiremo parlare della tradizionale efficienza emiliana, col faccione del presidente della Regione che s’intesterà trionfalismi, poi se vai a parlare con la gente del posto, ancora oggi, ti ridono in faccia: ci sarà pure una ragione per cui da allora la “sinistra” fa sì e no fatica a raggranellare i suoi voti (e in numerosi comuni abbia ceduto lo scettro del potere, cosa un tempo impensabile).
E questo non è un giudizio, ma pura analisi.