L’innovazione non è una supercazzola (lettera aperta ai 36 mila visitatori presenti al Web Marketing Festival 2022 di Rimini)

Fabrizio Gabrielli, CEO & Founder di Pistakkio Marketing, consulenza SEO e Google Ads a Firenze e Regione Toscana

Nel corso del weekend appena passato, dal 16 al 18 giugno inclusi, si è svolto alla Fiera di Rimini il Web Marketing Festival, organizzato da SearchOn Media Group. Il CEO di SearchOn, Cosmano Lombardo, ha pubblicato qualche giorno fa un bel collage di foto in cui mostrava le fasi di smantellamento della Fiera di Rimini dagli allestimenti fieristici, che hanno coinvolto espositori e sponsor del Festival.

In questo post Lombardo ha pubblicamente dichiarato che sono stati 36 mila gli iscritti visitatori della manifestazione, che pertanto si colloca a pieno titolo e dati alla mano come, non solo la più grande manifestazione di marketing al livello nazionale, ma probabilmente una delle più imponenti kermesse al livello continentale europeo e paragonabile alle fiere degli Stati Uniti.

Inutile dire che questi “ragazzi” sono riusciti a creare un “carosello” fantastico, un merito che resterà negli annali e nella Storia del marketing e dell’innovazione nazionale. Un successo più che strameritato per questi ragazzi, che hanno sede a Bologna e che hanno avuto la lungimiranza di perseverare nei loro intenti, anche quando venivano criticati dai soliti benpensanti, sapientoni degli ambienti snob (soprattutto milanesi, ma non solo).

Di innovazione ne ho vista tanta a questo WMF22. Non solo da parte dei privati, ma anche delle istituzioni statali pubbliche. Ho ascoltato il ministro Giovannini, parlato con lo stand dei Beni Culturali e del Patrimonio Immateriale dell’Umanità.

Il robot dei Beni Culturali che fa le ispezioni all’interno degli scavi di Pompei

Target di pubblico molto ringiovanito e giovanile, rispetto alle edizioni passate (io vado al WMF dal 2015 e non mi sono perso nemmeno un’edizione, nemmeno quelle con le dirette online in piena pandemia).

Apro una parentesi ecologista. Chi mi conosce di persona, sa che quando posso mi sposto in bicicletta (pieghevole o tradizionale), oppure in treno + bici, anche per lavoro. Ovvio, se devo fare un appuntamento di lavoro con un agriturismo sperduto in campagna allora non posso fare questa scelta, ma quando posso, uso sempre questi mezzi. A Firenze mi sposto in tramvia + bici pieghevole (se diluvia) oppure solo in bici. Sono anche attrezzato con giacche e zaino impermeabili e mi è già capitato di spostarmi sotto violenti acquazzoni di quelli in stile sud-est asiatico, da stagione dei monsoni. È una scelta che ho fatto, consapevole e talvolta che richiede impegno, ma che mi piace.

Al WMF22 di Rimini, però, ho visto praticamente pochissime persone che hanno usato mezzi pubblici o mezzi ecosostenibili per arrivare in Fiera. Siccome si fa tanto a parlare di ecologismo ed ecosostenibilità, mi sono stupito di questa cosa, ma non mi riferisco ai “ragazzi” che organizzano, ma piuttosto alle schiere di giovani “comodosi”. Non voglio fare il “vecchio” boomer che s’inalbera per un nonnulla, ma mi sarei aspettato più persone che lasciano, come me, la bici pieghevole in guardaroba. Invece sono stato l’unico utente di 36 mila a lasciare una bici pieghevole in guardaroba e a farla passare allo scanner, in stile aeroporto.

A Rimini sono attivi un paio di servizi di noleggio bici e bici elettriche, poi anche di monopattini. Fuori dalla Fiera ho visto una ventina di monopattini elettrici parcheggiati, nei tre giorni del WMF22, più una quindicina di bici, tra elettriche e muscolari. Alle fermate degli autobus del trasporto locale, in discesa e in attesa, negli orari di arrivo e ripartenza a fine giornata, ho visto sparute persone, tipo venti per volta.

Non voglio fare né il pioniere, né lo strafighetto ambientalista, faccio quello che posso e quando posso farlo, ma m’impegno e ci provo. Uso la bici pieghevole dal 2015 e sono soddisfatto di questa scelta. Mi aiuta a tenermi in forma e a fare movimento.

Con la maglietta di Biciclettami, al WMF22 di Rimini.

Al Festival dell’Innovazione nazionale più importante in Italia e forse in Europa mi piacerebbe vedere il prossimo anno un po’ più di persone che fanno scelte come la mia. Non perché mi senta una mosca bianca. Anzi. Sono straconvinto di aver fatto una scelta giusta. Ma penso che da questi ragazzi che parlano tanto di innovazione e progetti ci si potrebbe aspettare molto, ma molto di più.

Perché non andrò a votare ai referendum sulla giustizia

facsimile scheda elettorare referendum 12 giugno 2022 giustizia

Premetto che sono del segno zodiacale della Bilancia e credo nel fondo di verità che sta dietro all’influsso degli astri sulle persone (se la luna influenza i raccolti, le semine, l’ululato del lupo, perché i pianeti non dovrebbero influire su di noi?). Tra l’altro siamo fatti al 60% di acqua e i pianeti hanno influsso sulle maree. Quindi per me non ci sono dubbi.

Come noto, la Bilancia è il segno zodiacale per antonomasia di coloro che aspirano al senso della giustizia. E del resto la bilancia, intesa come strumento per pesare gli oggetti, è anche il simbolo della giustizia per antonomasia.

Con questo non voglio dare ricette spicciole, ma proprio per questa ragione, ci tenevo a dire che non sono un superficiale e che anzi, la Giustizia, quella con la G maiuscola è un fondamento della civiltà e del quieto buon vivere nella comunità civile e umana.

Questo post non è però polemico (in pieno “stile Bilancia”).

Anzi, sarò breve e circostanziato. I referendum del 12 giugno sulla giustizia sono troppo complessi per essere risolti da un voto di persone che non siano addetti ai lavori. E questo per tante ragioni. Non solo perché noialtri non ne capiamo nulla di giustizia, sul piano tecnico, e tutti gli slogan del Sì o del No sono solamente delle mere semplificazioni un tanto al chilo.

Secondariamente, è la politica, quella che, sulla carta, dovrebbe essere “alta” e nobile, a doversene occupare, senza per questo dover “disturbare” noi cittadini, che appunto non ne capiamo nulla dell’argomento.

Personalmente, mi occupo di marketing digitale, com’è noto. Ho una piccola startup locale che si chiama Pistakkio, ed è attiva in tutta la Regione Toscana. Se mi si domanda che strategie e tattiche si possano o si debbano attuare per migliorare il posizionamento di un sito web, allora sono nel mio campo e posso rispondere. Viceversa, questi referendum mi sembrano un modo, da parte dei partiti e di chi ha proposto i referendum, per lavarsi le mani con l’argomento, demandare le decisioni ad altri ed evitare il compromesso (all’insegna di una non meglio identificata “purezza” o, se ribaltiamo la frittata, “celodurismo”).

La politica è compromesso per definizione (e qui torna il mio essere profondamente Bilancia). Se non si vuole accondiscendere a compromessi, per voler dare in pasto alla propria base elettorale di essere puri e indefessi, allora non si fa politica, bensì propaganda. E io alla propaganda non rispondo, anche perché conosco bene, da addetto di marketing, i meccanismi che si nascondono dietro al marketing, anche elettorale.

Non parlo dei 600 e rotti milioni di euro di spesa inutile per organizzare i referendum, perché scadrei nel populismo.

Che se la risolvano loro, i politici. E dico questo, non per qualunquismo, ma perché è il loro lavoro. Così come quando un mio Cliente mi domanda di risolvergli un problema sul suo sito web.

PS = non andrò nemmeno al mare. Anzi, probabilmente lavorerò!